FIVET 12 pt: l’esito delle beta

La telefonata più attesa della mia vita

Tre ore fa ricevo la chiamata dal centro in cui ho effettuato la FIVET. Sono al lavoro, esco di corsa e rispondo al telefono: “Buongiorno Signora, chiamo per comunicarle il risultato delle beta hcg”. Il mio cuore accelera all’impazzata, lo sento rimbombare nelle orecchie. Con un filo di voce mi esce solo un flebile “si…?”

“Purtroppo signora, il risultato delle beta è negativo.“

Tutto si ferma e gli occhi si iniettano di lacrime

“Sospenda le terapie in corso, vada dal medico e si faccia prescrivere la ricetta per una prima visita ginecologica per infertilità di coppia e ci richiami per prendere un nuovo appuntamento per cominciare un nuovo percorso”. Attacco con la mano tremante.
Vorrei sdraiarmi per terra e non rialzarmi più. Faccio due respiri profondi, rimando indietro le lacrime e rientro in ufficio sconvolta.
Mi siedo alla mia postazione e cerco di tendere tutti i muscoli del viso per non piangere. Non ce la faccio. Corro in bagno, le lacrime escono da sole. Lavo la faccia ed e torno alla mia scrivania.

Mancano due ore alla pausa pranzo, devo resistere.

Cerco di concentrarmi sul lavoro per non pensare a quanto mi è appena stato comunicato, ma come diavolo si fa? Mi sento morire. Le punture in pancia, le mille visite, la dieta, i soldi spesi, lo smettere di bere alcol, di fumare, di mangiare pizza e dolci. Tutti questi sacrifici a cosa sono serviti? Forse non funziono e non funzionerò mai. Cosa ho fatto di male per meritarmi questo?
Vorrei urlare ma non posso permettermi di stare male qui. Non voglio domande dai miei colleghi sul perché sto piangendo.

Non riesco a non pensare a lui, al mio amato Mr Grey che è al lavoro. Non sa ancora niente e passerà tutta la giornata a sperare invano. Sì, perché gli ho promesso che non gli avrei comunicato l’esito per telefono in qualsiasi caso. Ovviamente quando ho preso questa decisione immaginavo già la scena di lui che rientra a casa dal lavoro e io tutta in ghingheri con in mano un paio di scarpette da bebè ed una tavola apparecchiata per tre colma di prelibatezze per il festeggiamento del lieto evento. Nel mio film ci saremmo stretti forte e avremmo riso e pianto insieme di felicità, increduli che fosse successo davvero proprio a noi.

Purtroppo non è successo proprio a noi e questa sera le cose andranno diversamente.

Finalmente è arrivata la pausa pranzo e per fortuna nessuno si è fermato in ufficio. Mi chiudo in sala riunioni e apro la valvola delle lacrime e dei singhiozzi.
Sapevo che sarebbe stato difficile restare incinta al primo tentativo di FIVET, ma ci speravo. Ci speravo tanto e fortunatamente non ho rimpianti perché ho fatto tutto ciò che fosse in mio potere per aiutare il concepimento: un nuovo regime alimentare elaborato da una nutrizionista esperta in infertilità per migliorare l’ovulazione, ho effettuato un ciclo di 7 sedute di agopuntura, ho assunto pastiglie per tenere a bada l’innalzamento dell’ormone tiroideo TSH e preso integratori alimentari ed omega 3.
Evidentemente tutto questo non è servito, o meglio, non è bastato.

Segnali premonitori post transfer

Inizialmente ero tanto, tanto positiva e fiduciosa perché nonostante la mia bassa riserva ovarica con questa prima stimolazione ho prodotto ben 7 ovociti (a parere dei biologi tutti buoni). Tutti e 7 si sono fecondati ed in seconda giornata, al momento del transfer, avevamo ben 6 embrioni, tutti belli. 2 embrioncini (di 4 cellule con frammentazione del 10%) mi sono stati trasferiti in utero e gli altri 4 sono rimasti in osservazione per un tentativo di crioconservazione allo stadio di blastocisti.

Dopo il trasferimento degli embrioncini ero felicissima, mi sentivo già incinta. Avvertivo il seno gonfio e sentivo aumentare l’appetito. Positività ed entusiasmo erano a mille. Ero felice.

Il 5° giorno post transfer mi svegliai all’alba di soprassalto con brutte sensazioni. Il seno si era sgonfiato e non avvertivo più il solito fastidio nel girarmi nel letto. Speravo di sbagliarmi, ma il sesto senso mi diceva che qualcosa era andato storto. Poche ore dopo infatti mi chiamarono dalla clinica per informarmi che i miei 4 embrioni si erano interrotti poco prima, pertanto non sarebbe stato possibile congelarli.

Ecco, in quel momento ho capito che le mie sensazioni purtroppo erano veritiere. Temevo che anche i due embrioncini dentro di me avrebbero fatto la stessa fine. Quel giorno ho vissuto un vero e proprio lutto.

I giorni seguenti ho cercato di tornare a pensare positivo cercando di distrarmi con una nuova serie TV. L’umore è migliorato e ho ricominciato a sperare, continuando a mantenere un certo distacco. In cuor mio purtroppo temevo che non sarebbe andata bene.

E così è stato: la mia prima FIVET è fallita.

E adesso?

Adesso è troppo presto per decidere qualsiasi cosa. Appena ricevuta la comunicazione delle beta negative ho subito iniziato a cercare su internet informazioni riguardanti le cause della “prima fivet negativa”. Ho letto un articolo su un certo Dott. Arturo Viglione che pare essere un guru dell’infertilità e che abbia aiutato molte coppie a concepire spontaneamente anche dopo diversi cicli di pma fallimentari. E’ stato forte il desiderio di chiamarlo immediatamente per chiedere informazioni e fissare un appuntamento o una consulenza a distanza. Ma mi sono fermata. Oggi no, non è giusto farmi del male ancora.

Adesso c’è bisogno di un po’ di tranquillità

Ho bisogno di ritrovarmi, ho bisogno di tornare a vivere il mio rapporto di coppia serenamente.
Voglio fare l’amore con il mio compagno senza paura che succeda qualcosa agli embrioni, senza dover rispettare tempistiche, obblighi ed astinenze. Voglio trascorrere un weekend con lui, lontano da casa. Voglio ridere, bere vino e mangiare pasta e pizza senza sensi di colpa. Voglio smettere per un po’ di fare i conti con i soldi spesi in farmacia e dai dottori. Voglio concedermi qualche trattamento estetico ed un paio di scarpe a cuor leggero. Voglio tornare ad utilizzare il calendario per pianificare le vacanze e non gli orari delle terapie e delle visite.

Tornerò a fare tutto quanto appena fatto: visite, punture in pancia, corse al centro prelevi, monitoraggi, dieta e restrizioni. Non mi arrenderò di certo davanti al primo tentativo fallito. Io e il mio Mr Grey faremo tutte le nostre valutazioni e decideremo insieme se dare ancora fiducia alla stessa clinica o se provarne una nuova.

Ma una cosa è certa. Non voglio pensarci adesso.

Ora voglio solo permettermi di soffrire, rialzarmi, godermi il mio amore, la mia vita e, per quanto possibile, un po’ di spensieratezza.

Poi ripartirò, anzi ripartiremo. Più forti ed uniti di prima.